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Cascata di Trevi

Trevi nel Lazio

Può essere definita una delle meraviglie dei Simbruini, un angolo di paradiso naturale che si apre agli occhi del visitatore la cascata di Trevi. Posta poco prima del punto di confluenza del Simbrivio con l’Aniene, presso l’area archeologica di Comunacque, “ad communes aquas” come la chiamavano i latini, è da molti considerato come il probabile sito dove furono realizzate le prime opere per  la captazione delle acque dell’Aniene, meglio conosciuto come l’acquedotto dell’Anio Novus (I sec. d.c.), tra i più importanti dell’antica Roma per quantità e qualità delle acque.

Qui si trovano, ancora visibili, i ruderi di una villa ed imponenti opere idrauliche, realizzate con blocchi megalitici di tipo quadrato, risalenti, con ogni probabilità, all’epoca dell’imperatore Claudio. L’area di Comunacque ha ospitato, inoltre, uno dei sette castelli di Trevi, che risultavano disseminati su tutto il suo territorio, a partire da monte Preclaro (o Porcaro, sito alle porte dell’attuale Subiaco) per arrivare fino a Filettino, nonché il primo monastero fondato da San Benedetto da Norcia. Nell’area sono altresì ben visibili resti di archeologia industriale, essendo stata utilizzata anche per la realizzazione di una delle prime centrali idroelettriche.

Questo sito, già noto nell’antichità, nel 1866 appare in una interessante descrizione del Gori nel suo “Viaggio Pittorico-Antiquario”: Proseguendo il cammino s'incontrano due ponti nomati di Comunacchio, o Communis aqua, perché il fiumicello di Vallepietra si unisce ivi al Trebano. Passato il ponte a sinistra, in un terreno a destra ho veduto in quest'anno scavare un muro reticolato e un pavimento di musaico, resti di qualche villa romana che poi nel 1082 cedé il luogo al Castello di Comunacchio, il quale cominciò, a desolarsi nel 1470. Di costa a questo campo la riviera sotto parecchi tronchi d'alberi spumeggia, e da un alto declivio arricciatasi i pietrosi lati flagella; e piomba in sussulto al fondo. Una selva di aceri, carpini ed ornelli si china ad ammirare il salto coraggioso.   

Una tappa obbligata, raggiungibile in pochi minuti, per chi ama la natura, la storia e l’archeologia.


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